L’imposta di registro

L’imposta di registro che grava sui contratti di locazione ordinari (senza opzione per la “cedolare secca”) è pari al 2% del canone annuo con un minimo di imposta pari ad euro 67,00; è inoltre dovuta l’imposta di bollo, variabile dal numero di pagine e di copie del contratto, con un minimo di 32,00 euro.

Nel caso di contratti agevolati l’imposta del 2% si calcola sul 70% del canone annuo. L’imposta di bollo è assolta per intero.

Nel caso dei contratti ordinari, sia a canone libero che agevolato, locatore e conduttore dovranno, entro 30 giorni dalla scadenza annuale del contratto corrispondere l’imposta di registro del 2% sul canone annuale. A differenza della prima registrazione e della proroga, l’imposta da versare è pari al 2% qualunque sia il suo ammontare, senza essere ragguagliato all’imposta minima (67,00 euro).

I contratti agevolati, o a canone concordato, riguardano i contratti-tipo stipulati nelle 11 aree metropolitane (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia) e nei comuni con queste confinanti, nei Comuni Capoluogo di Provincia e nei Comuni definiti “ad alta densità abitativa” da una delibera del CIPE aggiornata a febbraio 2004. Il calcolo del canone concordato dipende da una serie di fattori oggettivi che dipendono dalla superficie, dalla posizione, dalla dotazione di particolari elementi costruttivi quali doppi vetri, impianto di riscaldamento autonomo, arredamento, ecc. e dai valori indicati nell’Accordo Territoriale siglato in ogni Comune ad alta densità abitativa dalle associazioni di categoria che tutelano, rispettivamente, gli interessi di proprietari immobiliari e inquilini.